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Raffaele Bovenzi
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CASINA VANVITELLIANA
pagina in costruzione
CASINA VANVITELLIANA
Gioiello dell'architettura settecentesca, la Casina Vanvitelliana, costruita nel bel mezzo del lago Fusaro, l'antica Palus Acherusia, fu voluta da Ferdinando IV di Borbone, oltre che come casina di caccia, come pegno d'amore per la seconda moglie morganatica, Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia.
Fu Carlo Vanvitelli a progettarla, nel 1782, con una leggerezza strutturale che fa della Casina un esempio unico di eleganza architettonica.
SAccheggiata durante la Rivoluzione del 1799, gravemente lesionata da vari terremoti, è stata infine restaurata nel '91 dopo anni di abbandono e degrado. Collegata alla terraferma solo nel 1930 attraverso un ponticello di legno, la Casina Vanvitelliana è circondata da un bel parco cherappresenta uno dei polmoni verdi del Fusaro.
La storia del Parco vanvitelliano
Abbandonata dopo l’epoca romana, l’area del parco Vanvitelliano fu adibita a riserva di caccia nel 1752, quando la zona era scarsamente popolata. A iniziare i lavori fu Luigi Vanvitelli, già architetto della Reggia di Caserta, per volere di Carlo III, ma a portarli a termine nel 1782 fu suo figlio Carlo, su richiesta di Ferdinando IV di Borbone. La Casina vanvitelliana è stata costruita su un isolotto leggermente distante dalla riva, alla quale oggi è collegata da un pontile in legno. Con una pianta composta da tre ottagoni intersecati, la casina vanvitelliana appare quasi come una pagoda che si erge sul lago Fusaro, abbellita con ampie vetrate su tutti i suoi lati. Molti sono i personaggi illustri che nel tempo sono stati ospiti all’interno della Casina vanvitelliana, tra i quali ricordiamo Mozart, Giochino Rossini, ma anche reali come lo Zar di Russia e Francesco II Imperatore d’Austria e, negli anni ’50, l’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Durante i moti del 1799, che diedero vita alla breve Repubblica napoletana, andarono persi i dipinti del pittore tedesco Jakob Philipp Hackert raffiguranti le quattro stagioni. I Borbone li avevano spostati dalle residenze di San Leucio alla Casina Vanvitelli, dove c’era anche un omaggio dello stesso pittore, il dipinto a olio su tela “Ferdinando IV a caccia di folaghe nel lago Fusaro”. Oggi è ancora possibile ammirare questo dipinto all’interno della Reggia di Capodimonte. Come già detto, sia nel parco che nella Casina è rimasto ben poco degli sfarzi del passato a causa dell’incuria e dell'abbandono delle amministrazioni locali, ma continua ad essere uno spettacolo, specie al tramonto.
Storia
A partire dal 1752, l'area del Fusaro, all'epoca scarsamente abitata,
divenne la riserva di caccia e pesca dei Borbone, che affidarono a Luigi
Vanvitelli le prime opere per la trasformazione del luogo. Salito al trono
Ferdinando IV, gli interventi furono completati da Carlo Vanvitelli, figlio di
Luigi, che nel 1782 realizzò il Casino Reale di Caccia sul lago, a breve
distanza dalla riva.
L'edificio, noto come Casina Vanvitelliana, fu adibito alla residenza degli
ospiti illustri, come Francesco II d'Asburgo-Lorena, che qui soggiornò nel
maggio 1819. All'interno dell'edificio furono accolti Gioachino Rossini e,
più recentemente, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Mozart
visitò il lago Fusaro, ma, in realtà, il suo viaggio a Napoli e dintorni
avvenne nel 1770 quando era già iniziata la fase di trasformazione
dell'area del Fusaro, ma non era ancora stata edificata la Casina.
Descrizione
Dal punto di vista architettonico, la Casina si inserisce tra le più raffinate
produzioni settecentesche, con alcuni rimandi alla conformazione della
Palazzina di caccia di Stupinigi, progettata alcuni anni prima da Filippo
Juvarra facendo ricorso a volumi plastici e ampie vetrate. L'edificio
voluto dai Borbone presenta infatti una pianta assai articolata, composta
da tre corpi ottagonali che si intersecano l'uno alla sommità dell'altro,
restringendosi in una sorta di pagoda, con grandi finestre disposte su due
livelli; un lungo pontile in legno collega inoltre la Casina alla sponda del
lago