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Raffaele Bovenzi

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Chris Isaak - Life Will Go On

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Nel primo bacio d'amore 

rivive il paradiso terrestre.

George Gordon Byron

LETTERA A MARISA

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Ciao, 

 

ti scrivo sperando che un misterioso destino possa un giorno farti arrivare questa mia lettera, che affido all’unico mezzo oggi in grado di diffondere qualcosa: “internet” che con le sue molteplici e incredibili invenzioni (“facebook”, “instagram”, “messenger” e via dicendo) potrebbe fare “il miracolo”. Perciò affido questa mia alla “rete” nella speranza che possa giungere a destinazione.

Sono Lello, quello che per un periodo della sua vita è stato il tuo dirimpettaio nel parco dove abitavamo, io scala B tu scala C, entrambi al terzo piano di Via Duca Ferrante della Marra n.3.

Il mio balcone aveva una visuale tale da poterti guardare quando ti affacciavi alla finestra della cucina. Non c’è voluto molto per innamorarmi di te a prima vista, io tredicenne sbarbatello, tu poco più grande di me, una bellissima e desiderabilissima ragazza.

Quando le mie attenzioni nei tuoi confronti si sono fatti sempre più insistenti, tanto da destare la tua attenzione, le hai accettate con un poco di diffidenza, ma con benevolenza.

Allora non avendo altro sistema di comunicazione, ho iniziato a diffondere dal balcone, con il mangiadischi, canzoni ad alto volume, volutamente con testi scelti per l’occasione, per farti arrivare il mio pensiero, il mio desiderio, le mie aspettative. 

 

nota 1

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Un giorno però ti ho vista preparata per scendere, ho preso coraggio e mi sono lanciato a capicollo per le scale per raggiungerti in strada.

Mi sono precipitato per le scale e, non so nemmeno come, sono riuscito a vedere la direzione che avevi preso fuori dal cancello, per poterti seguire e avvicinarmi a te.

La mia corsa mi ha consentito di raggiungerti, ero terrorizzato, ma il coraggio di parlarti mi è venuto quando accorgendoti che ti seguivo, ti sei fermata, girata verso me e ci siamo trovati faccia a faccia.

Finalmente avrei avuto la possibilità di parlare da vicino con la ragazza dei miei sogni, quella del “colpo di fulmine”.

Avrei voluto dirti quanto eri bella, quanto desideravo farti la corte, quanto avrei voluto stringerti e sentire la tua voce che non conoscevo ancora e . . . . . .

Ma evidentemente le parole sono rimaste solo nella mia mente, visto che a parlare per prima fosti tu. 

 

nota 2

Non ricordo cosa mi hai detto e cosa ho detto io, perché il cuore batteva forte, la mente era offuscata dalla tua ravvicinata presenza    nota [3]   ; ricordo solo che le tue parole mi hanno cambiato la vita, perché avevi accettato di poterci rivedere e frequentare.

Altri tempi, altre storie, non potete immaginare quanto complicati fossero i rapporti tra maschietti e femminucce in quegli anni, quanta poca libertà avevano le ragazze, quanto temessero i genitori, e quanto direi, li rispettassero.

Così abbiamo fissato un secondo appuntamento; tu mi avresti fatto un cenno dalla finestra, quando ci sarebbero state le condizioni favorevoli per poterci incontrare. (Che so, il papà a lavoro, la mamma intenta a stirare, la possibilità di scendere per compare qualcosa. Questi erano i presupposti per la libera uscita di una ragazza)

Mi hai salutato con un sorriso, i tuoi occhi mi hanno fatto un cenno d’intesa, e siamo andati ognuno per la sua strada; tu a continuare la tua commissione, io a casa con la gioia e l’emozione, con il cuore che ancora batteva e con le farfalle nello stomaco. 

Arrivato a casa ho acceso il mangiadischi e con il volume al massimo ho sfornato tutto il repertorio di canzoni d’amore, in primis Morandi e Pavone, che sembrava li avessi assunti per scrivere canzoni apposta per me.

Da quel momento, non ho fatto altro che aspettare il tuo cenno, le ore ed i giorni mi sembravano interminabili e “fatti mandare dalla Mamma a prendere il latte” di Morandi non sembrava sortire effetti immediati.

Ho atteso per i giorni seguenti stando continuamente fuori al balcone, (per fortuna era settembre)!

Mai attesa fu più dolce e desiderata, mi sentivo felice e i dischi che ascoltavo iniziavano ad avere un'altra musica.

Così un giorno finalmente, con uno splendido sorriso dalla finestra ho avuto il segnale convenzionale: scendiamo.

Questa volta le scale le ho fatte lentamente, perché non potevo accelerare ancora di più il mio cuore che batteva all’impazzata e perché mi pizzicavo per essere sicuro che non fosse un sogno. 

Ho messo il pantalone più bello e la camicia più simpatica, per fare colpo su di te, una mano nei capelli per aggiustarli (come erano neri e lunghi) e via.

Iniziava il primo incontro della mia vita, stavo per uscire con la ragazza che desideravo una donna bellissima che stava avverando i miei sogni di adolescente. 

Per strada ti seguivo: andavamo in cerca di un posto in cui parlare senza essere visti da occhi indiscreti      nota [4]    e lungo la strada mi domandavo se fosse vero, se stesse accadendo veramente, se una ragazza così bella potesse dedicare le sue attenzioni a me.

E così è stato.

Ringrazio il cielo che il mio primo amore sia stata tu, più grande di me, che sicuramente non era al suo primo appuntamento con un ragazzo, certamente più esperta di me. 

Non avrei mai avuto il coraggio di abbracciarti e tu lo capisti e hai preso l’iniziativa, mi hai stretto fra le tue braccia, hai dissolto la mia timidezza, facendomi sentire tutto il tuo profumo, facendomi accarezzare i tuoi capelli e soprattutto poggiando le tue labbra sulle mie in un bacio che non dimenticherò mai.

Il mio primo bacio, all’inizio ridicolo, labbra su labbra, un bacio a stampo come si dice oggi, ma tu delicatamente con esperienza, e senza offendere la mia imperizia, mi hai insegnato con calma ed esperienza, a baciare.

Tu Marisa sei stata l’insegnante dell’arte amatoria più brava che potessi desiderare; le tue lezioni mi sono servite perché ho imparato ad amare le donne; mi hai “iniziato” alle gioie e ai dolori dell’amore, con naturalezza, con passione; ho fatto dono prezioso dei tuoi insegnamenti che poi ho messo  in pratica con altre ragazze questa volta con la certezza di saper baciare e soprattutto amare con dolcezza e sentimento, con una passione che non è mai violenza, ma desiderio e consapevolezza di saper dare quello che una donna desidera e si merita: amore.

Il modo di dire “il primo amore non si scorda mai” è assolutamente vero, almeno per me! 

Non ho mai più provato quelle sensazioni che mi hai dato; non c’è stato mai più “il primo bacio”; sono stati tutti secondi. 

Quelli scambiati con te sono stati unici e rimarranno unici per sempre; gli altri baci sono stati “altri baci”.

Cara Marisa, oggi dopo tanti anni ti confesso che mi dispiace di averti conosciuta quando non avevo esperienza con le donne, perché se fossi stato un poco più grande e già preparato all’arte dell’amore, avrei desiderato tanto, ma tanto andare con te oltre quei baci, che oggi mi fanno sorridere per la loro semplicità e castità.

Un poco mi è rimasto il desiderio di quello che non c’è stato, di non averti potuto amare come meritavi di essere amata.

I nostri successivi incontri sono durati poco tempo; giustamente ti sei stancata di me, dell’uomo dei baci (questo l’ho capito col tempo ed ho capito che, anche se era poca, la differenza di età è stata un poco la causa del distacco) e i tuoi cenni di incontro sono diventati sempre più rari ed un giorno dalla finestra non sono partiti più inviti a vederci.

L’estate è finita e sono iniziate le scuole e le nostre strade hanno preso la direzione che aveva scritto il destino.

E’ stato bellissimo averti conosciuta ed amata ed è stato anche semplice e senza dolore averti persa.

Questa mia lettera è per ringraziarti, perché i ricordi legati a te sono belli, sono vividi e quando riaffiorano si materializza la tua bellezza, rivedo il tuo corpo e sento il tuo profumo il sapore fresco dei tuoi baci, dolci e appassionati.

Il tuo ricordo mi fa rivivere ancora oggi l’emozione vissuta con quel primo bacio, ancora oggi mi fa sorridere e dolcemente mi riporta i colori e gli odori della gioventù e vedo intorno a me le persone ed i luoghi dove abbiamo vissuto e la strada dove ci siamo baciati dove ancora oggi posso passeggiare.

Forse nemmeno ti ricordi di me.

Forse nemmeno ti rendi di quello che sei stata per me, delle conseguenze piacevoli che ha avuto la nostra breve conoscenza ed il nostro breve amore.

Forse non ci siamo veramente amati, perché l’amore è un'altra cosa, perché non ti ho corteggiata, come poi ho fatto con le altre ragazze, perché non ti ho fatto regali, non ci siamo scambiati la “fedina” che all’epoca si portava tanto, perché a pensarci bene, non abbiamo mai litigato (e l’amore non è bello se non è litigarello).

 

 

E stato un “amore di gioventù” e come la gioventù “se ne è andato e non ritorna più“

 

Tuo Lello.

[1] (bella invenzione i telefonini, e che grande cosa il “mangiadischi” che ne sapete voi!)

[2] (chi sa che faccia di cazzo devo aver avuto in quel momento, a pensarci bene!)

[3] (era la mia prima volta a pochi centimetri da una ragazza)

[4] (I rapporti fra ragazzi all’epoca non erano così facili e semplici. Le ragazze non potevamo farsi vedere da sole con un ragazzo, se qualcuno che so, una vicina che non si faceva i fatti suoi, avesse riferito ai genitori di averla vista con un ragazzo erano guai)

AUDIO: LIFE WILL GO ON - CHRIS ISAAK             

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