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Raffaele Bovenzi

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POSTE E TELEGRAFI - NAPOLI - PIAZZA MATTEOTTI

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RACCONTO 

DI

RAFFAELE BOVENZI

 

 

 

© 2023

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LA NOSTRA FAMIGLIA E LE PP.TT.

HANNO LAVORATO PER LE POSTE E TELECOMUNICAZIONI:

 

BOVENZI RODOLFO ( mio nonno)

LIOTTI CONSIGLIA (mia nonna)

BOVENZI FEDERICO (mio padre)

 

MIRABELLA RAFFAELE (nonno materno)

MIRABELLA ELENA (mia mamma)

​MIRABELLA ENRICO (mio zio)

 

Io ho vinto il concorso per entrare nelle poste, contemporaneamente al concorso vinto per entrare nel Banco di Napoli.

Ho interrotto la tradizione, ma la differenza di stipendio era abbastanza notevole per farmi pretendere per il lavoro in banca.

 

 

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Il lavoro alle poste dei miei nonni non lo ricordo, perché quando sono nato erano già in pensione, ma ricordo bene quello dei miei genitori, che lavoravano entrambi in quegli uffici a Piazza Matteotti e precisamente al "TELEGRAFO"

 

L'ufficio telegrafico era quello dove si trasmettevano e si ricevevano i telegrammi da e per tutta l'Italia; nei primi tempi attraverso il sistema morse, poi con l'arrivo del "telegrafo" attraverso le così dette "telescriventi" apparecchi elettronici che convertivano i segnali morse in caratteri comprensibili, stampando il tutto su una sottile striscia di carta che gli impiegati "incollavano" materialmente sui fogli dei telegrammi che poi venivano consegnati ai destinatari. 

 

Questo ufficio funzionava 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, senza mai fermarsi e quindi il lavoro degli impiegati era suddiviso in turni.

Questi turni prevedevano di lavorare tutti i giorni della settimana, compreso la domenica, giorno e notte, inverno e estate, Pasqua, pasquetta, Natale e capodanno.

I miei genitori, per comodità avevano scelto lo stesso turno, esclusa la notte che non era prevista per le donne e che mio padre non faceva perché esonerato essendo reduce di guerra.

 

Quindi per questo motivo sono cresciuto con i miei nonni o meglio con la nonna e la “cameriera” (oggi tata o baby sitter che dir si voglia) seguendo il ritmo dei loro orari che li vedeva allontanarsi: nel turno di mattina dalle 10:00 alle 12:00 oppure in quello di pomeriggio ore 15:00 per tornare dopo le 22:00.  Quando poi per esigenze, credo economiche della famiglia, facevano gli “straordinari”, la loro assenza era completa: mattina pomeriggio e sera.

 

Considerato il tempo degli spostamenti casa-ufficio, fate voi il conto di quanto potessero essere presenti i miei genitori.

Questo non ha rappresentato un trauma per me, perché l’affetto che ricevevo da loro, dai nonni, dalle zie, mi gratificava molto e poi anche perché a quei tempi le famiglie erano famiglie, a prescindere.

 

E col passare degli anni (fino alla morte di papà e al pensionamento di mamma) questi ritmi e questi orari non sono cambiati, e quando sono diventato più grande, posso affermare che 

qualche Natale e qualche Pasqua l’ho passato in ufficio insieme ai miei genitori ed ai colleghi di turno in quei giorni.

 

Nessun rimpianto, solo ricordi bellissimi presenti nella memoria e fissati vividi come una fotografia tanto è che ancora oggi ricordo i luoghi, i macchinari e le persone dell’ufficio telegrafico delle Poste e Telecomunicazioni e quando passo a Piazza Matteotti dove ancora oggi c’è la sede centrale delle poste, il mio pensiero va ai miei genitori e nonni che hanno passato la loro vita in quel luogo

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esteroteleflettera
tekescrivente

Questa era l'apparecchiatura

che stampava linee e punti (sistema morse)

sulle strisce dei telegrammi

prima dell'utilizzo della telescrivente.

Questo è un modello di telescrivente.

Pensate che io l'ho vista da vicino e papà me la faceva anche usare, ovviamente non in linea.

Un telegramma compilato

ed uno in bianco

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IL TELEGRAMMA

 

Ormai i moderni mezzi di telecomunicazione hanno messo quasi completamente fuori uso il "telegramma" che ha rappresentato per anni l'unico mezzo veloce di comunicazione, diciamo immediato, da città a città, quando i telefoni erano poco diffusi e non esistevano altri mezzi per comunicazioni immediata.

Ovviamente è facile intuire che il telegramma veniva usato per scopi di urgenza e spesso rappresentava una notizia inattesa dietro la quale si potevano nasconde cose buone o brutte.

L'utilizzo più diffuso era per fare le "condoglianze" o gli "auguri" per matrimoni e nascite, ma serviva anche per comunicazioni ufficiali e rappresentava un documento valido per comunicare nomine ad incarichi, assunzioni e altro.

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