21 agosto 1963 ( è la data scritta dietro la fotografia )
Nessun oggi, di questi tempi, potrà mai vivere i momenti e le sensazioni che abbiamo ed ho vissuto io negli anni 60. Siamo troppo tecnologicamente immersi nelle nuove invenzioni che nulla più ci stupisce.
I giovani di oggi, trovano, già da neonati, la tv, il frigo, la lavatrice, la lavastoviglie, la calcolatrice, il computer, il telefonino, il microonde, il laser e l’uomo sulla luna: è difficile che nel corso della loro vita futura potranno avere il piacere di vedersi consegnare in casa un oggetto sconosciuto, sballarlo, scoprirlo, vederlo funzionare per la prima volta nella loro vita.
Ero troppo piccolo quando la televisione giunse in casa ed i ricordi sono pochi, ma ero abbastanza grande quando a casa di zia Italia arrivò la prima lavatrice della mia vita.
La Candy, famosa per i suoi non so quanti programmi ….!!!
Quel giorno vi posso garantire che la già affermata e molto seguita TV fu completamente messa da parte e ignorata a favore di quell’oblò dietro al quale o meglio dentro al quale i panni da sporchi che erano diventavano puliti e strizzati.
Trascorremmo tutte le tre ore e passa del lavaggio e del prelavaggio e della strizzatura a guardare i panni ritorcesi fra loro in quel cestello che andava avanti e indietro con una regolarità che quasi ci ipnotizzò per poi stupirci con i suoi improvvisi impulsi di scarico e carico dell’acqua che arrivavano all’improvviso senza che nessuno se li aspettasse.
E non posso dirvi, alla fine del lavaggio, quando vennero fuori le lenzuola pulite e profumate se eravamo più contenti per la fatica che di lì in poi si sarebbe risparmiato a lavare i panni, o per il fatto che la “Candy” avesse superato l’esame della intera famiglia che con scetticismo e perplessità dovette ammettere che aveva lavato e candeggiato meglio di Anna, la cameriera. (ma non lo era, era una persona di famiglia, ma ne parlerò altrove)
E chissà se nella mente della buona e leale Anna, non passò per la testa anche per un solo attimo il pensiero di perdere il posto di fronte a quel mostro senz’anima.
Penso di no, perché a quei tempi avere la cameriera non rappresentava un bisogno strettamente legato ai lavori domestici, specialmente per le famiglie di ceto medio come quella a cui appartenevamo noi, ma più al fatto affettivo di avere una persona del popolino alla quale fare indirettamente del bene in cambio di piccole prestazioni tenendola in casa e ricompensandola pure per quell’aiuto che dava nelle faccende domestiche.
Anna poi era una fornace di ambi terne e quaterne (proprio come nella famosa commedia di Eduardo, “Non ti pago”) senza limiti e rappresentava per la nostra famiglia una smorfia vivente, un pozzo di sogni racconti e "fattarielli" del rione che magicamente si trasformavano in numeri al lotto.
Ma state pur certi che se pure la Candy avesse fatto 100 bucati e stirati i panni e fatto 1000 altre faccende domestiche, Anna non sarebbe mai stata licenziata perché rappresentava un’opera di beneficenza piuttosto che un bisogno effettivo di aiuto, ma principalmente perché la buona e utile lavatrice non avrebbe mai dato a mia nonna e a mia zia i numeri sicuri da giocare al lotto il sabato.
Questa foto con in bella mostra la lavatrice, al di là del suo valore rende giustizia a quell’aggeggio e lo ha immortalato nello splendore della sua inviolata e immutata forma.
La lavatrice moderna e del tutto simile a quella della foto e ciò dimostra un fatto inconfutabile: la lavatrice è la cosa che più resiste ai mutamenti del tempo alla tecnologia e alla volubilità degli stili e delle mode.